Confidarsi con il prossimo è davvero così difficile?
Sin dalla tenera età i bambini esprimono il desiderio di essere affiancati e sostenuti da qualcuno che possa capirli e ascoltarli; perciò, anche nel momento in cui non riescono ad averne uno reale creano un migliore amico immaginario.
Questo accade perché già in età infantile si tende ad avere la necessità di sfogare le proprie paure, le frustrazioni, e di conoscere un punto di vista esterno rispetto a situazioni che risultano difficili da risolvere da soli.
Ci si fa guidare, quindi, durante tutta la crescita da queste persone, da amici che imparano a comprenderci e su cui riponiamo la nostra fiducia e le nostre debolezze, non sempre senza remore.
Ma se affidarsi a un amico o a un’amica è più semplice, e neanche quello riesce sempre, quanto è difficile affidarsi a un perfetto sconosciuto?
Più di un amico, un professionista
Confidarsi con un conoscente è rassicurante, soprattutto quando bisogna dar sfogo alle ansie e alle preoccupazioni, perché la persona amica sa come non urtare la sensibilità del confidente, empatizza con lui, e rappresenta per la maggior parte delle volte una figura di riferimento su cui ci si appoggia nei momenti di bisogno.
Ma l’amico non è un professionista, è troppo intimo per poter vedere le cose in modo totalmente obiettivo e soprattutto non ha le competenze adatte per aiutare. Competenze che invece una persona che ha affrontato gli studi adatti possiede.
Così come quando ci si rompe il piede si va dall’ortopedico, quando ci si vuole tagliare i capelli si va dal parrucchiere, o quando si rompe la macchina ci si rivolge al meccanico; ogni problema ha una figura competente di riferimento che ha acquisito nel tempo la preparazione adatta per risolvere quel determinato tipo problema.
Purtroppo, però, esporre la parte più vulnerabile di sé stessi è una cosa molto difficile da accettare, ancora più pericoloso dell’affidare il corpo – fatto solo di pelle e ossa – alle cure dei medici.
Accettare sé stessi e cercare la soluzione migliore
Quando finalmente si abbattono i muri che decenni e decenni di tabù hanno innalzato, ai danni della cura della salute mentale degli individui, si può finalmente agire e intraprendere il proprio percorso insieme a uno psicologo.
Di recente, le proposte per incentivare le persone a rivolgersi a un terapeuta vanno aumentando. In seguito alla richiesta crescente dei “bonus psicologo” messi a disposizione quest’anno e data l’impossibilità di evadere tutte le richieste, iDoctors.it e Today.it offrono gratuitamente la possibilità di avere un videoconsulto fino a coprire trecento utenti, a partire dal 25 novembre.
Un primo incontro con lo psicologo permette al paziente di sondare quali siano le proprie difficoltà: si può trattare di tristezza, ansia, timidezza, di ripetuti sbalzi d’umore, o anche difficoltà nei rapporti sentimentali, familiari, col prossimo.
Tutto ciò che può penalizzare la propria quotidianità merita di trovare una soluzione, e la soluzione si può trovare solo grazie a un percorso adeguato.
Inoltre, c’è da aggiungere, che lo psicologo non ha il compito di risolvere i conflitti del paziente e quindi inserirsi forzatamente nella vita di quest’ultimo, bensì il contrario, perché grazie al distacco opportuno il terapeuta offre i giusti strumenti con cui l’assistito potrà trovare le proprie risposte.
Non resta che fare il primo passo e seguire il percorso migliore per sé stessi.