Frutta e verdura prevengono il tumore al colon retto
Una alimentazione ricca di frutta e verdura riduce il rischio di ammalarsi di tumore al colon retto, cioè la parte finale dell’intestino. Lo rivela una ricerca condotta dagli esperti americani della Pennsylvania State University e pubblicata sulla rivista di nutrizione Journal of Nutrition.
In Italia il tumore al colon retto è il secondo tumore più frequente (circa il 13% di tutte le neoplasie diagnosticate). Tra gli uomini rappresenta il terzo tumore più frequente dopo quello alla prostata e al polmone, mentre tra le donne è al secondo posto, preceduto dal tumore della mammella.
Segnali e sintomi del tumore al colon retto
Le strategie di prevenzione al cancro al colon retto si concentrano a partire dai 50 anni in quanto con l’età il rischio di ammalarsi a questa forma di tumore diventano più frequenti.
Nelle fasi iniziali questo particolare tumore può non dare sintomi particolari. Nelle fasi più avanzate invece può manifestarsi con gonfiore e distensione addominale improvvisi, assenza di movimenti intestinali con drammatica riduzione fino all’interruzione delle evacuazioni, forti dolori addominali e vomito. Altri sintomi possono essere anemia e perdita di peso.
Le cause
Nella maggior parte dei casi il tumore del colon retto evolve da polipi (adenomi), cioè piccole escrescenze benigne frutto della proliferazione cellulare della mucosa intestinale. Esistono vari fattori di rischio che possono portare allo sviluppo di queste forme di tumore: la storia familiare (presenza di parenti con storia di tumore al colon-retto), l’alimentazione (dieta ricca di grassi animali e povera di fibre), il fumo, l’alcol, l’obesità, la sedentarietà e malattie come il Morbo di Crohn o la Rettocolite ulcerosa.
Esistono, poi, condizioni genetiche ereditarie come la Poliposi adenomatosa familiare e la Sindrome di Lynch che sono cause certe della malattia.
La ricerca sulla prevenzione del tumore al colon retto della Pennsylvania State University
Gli scienziati hanno studiato un gruppo di quasi milleduecento persone, un terzo delle quali erano malate di tumore all’intestino. Dopo avere analizzato la loro alimentazione abituale, i ricercatori li hanno divisi in tre gruppi: le persone che di preferenza mangiavano frutta e verdura; quelle che a tavola sceglievano prevalentemente carne; quelle che facevano largo consumo di bevande alcoliche o zuccherate.
Hanno poi esaminato la salute di ognuno e hanno così scoperto che le persone del primo gruppo correvano il rischio più basso di ammalarsi di tumore al colon-retto; tale rischio era addirittura inferiore del sessantacinque per cento rispetto a quello degli altri due gruppi.
Screening
Lo screening sulla popolazione per indagare sulla presenza di un carcinoma colon rettale è un programma di prevenzione organizzato dal Servizio Sanitario Nazionale che offre ai cittadini tra i 50 e i 69 anni di età dei test di primo livello (ricerca del sangue occulto fecale e retto-sigmoidoscopia) e di secondo livello (colonscopia) con cui è possibile intercettare la malattia in fasi precoci, quindi potenzialmente curabili, o di individuare i precursori del cancro (come i polipi), la cui rimozione per via endoscopica consente di prevenire la malattia.
Dettaglio degli esami di screening
Il test utilizzato nella quasi totalità dei programmi di screening è quello del sangue occulto nelle feci, eseguito ogni 2 anni nelle persone tra i 50 e i 69 anni. L’esame, molto semplice prevede la raccolta (eseguita a casa) di un piccolo campione di feci e nella ricerca di tracce di sangue non visibili a occhio nudo.
Prima dell’effettuazione del test non sono necessarie restrizioni nella dieta. Se si riscontra la presenza di tracce di sangue, possibile indizio della presenza di forme tumorali oppure di polipi (che possono, col tempo, degenerare), bisogna sottoporsi a esami di approfondimento.
Tra i programmi di screening attivi in Italia, ad esempio in Piemonte, c’è anche la retto-sigmoidoscopia. Consiste in un esame endoscopico che visualizza direttamente, tramite una sottile sonda dotata di telecamera, l’ultima parte dell’intestino). La retto-sigmoidoscopia va fatta una sola volta all’età di 58-60 anni.
Gli esami in approfondimento
Nel caso di positività all’esame del sangue occulto nelle feci o alla retto-sigmoidoscopia, i programmi di screening prevedono l’esecuzione di una colonscopia come esame in approfondimento. Si tratta di un esame endoscopico che permette di esaminare l’intero colon-retto e, oltre a essere un efficace strumento diagnostico, può funzionare anche come strumento terapeutico.
Se viene confermata la presenza di polipi la colonscopia permette, infatti, la loro rimozione nel corso dello stesso esame. I polipi rimossi vengono, successivamente, analizzati e, in base al loro numero, alle loro dimensioni e alle loro caratteristiche cellulari, si avviano percorsi terapeutici e di controllo specifici.